Archivio dell'autore: federico.varazi

La proposta di Slow Food Umbria per rendere fruibili ai titolari degli orti la cura e raccolta delle loro produzioni alimentari

“Considerare gli orti domestici e di comunità come luoghi dove i titolari si recano per necessità, ovvero per la cura dei terreni e la raccolta di prodotti fondamentali per l’approvvigionamento famigliare”.

E’ quanto richiesto da Slow Food Umbria alle autorità locali ed in particolare ai prefetti di Terni e Perugia in rappresentanza dei numerosi soci e comunità in previsione della cosiddetta “Fase 2” dell’emergenza sanitaria.

“Stiamo ricevendo numerose richieste – dichiara Monica Petronio, Presidente di Slow Food Umbria – da parte di persone che vivono soprattutto nei piccoli centri rurali, che sono costretti a rinunciare a beni di primissima necessità quali sono i prodotti derivanti dagli orti, che proprio in questi giorni entrano in produzione, e al tempo stesso magari si trovano in situazioni di indigenza e quindi costretti a recarsi nelle sedi delle Amministrazioni comunali per richiedere i sussidi sociali indispensabili per la spesa quotidiana. Una contraddizione in termini che potrebbe essere superata, evitando gli assembramenti e rispettando ovviamente le norme vigenti, perché in fondo per tantissime persone il proprio orto equivale alla dispensa di casa.

Confidiamo che le istituzioni preposte, alle quali ci rivolgiamo, possano recepire questa sollecitazione, così come già evidenziato da alcune organizzazioni, associazioni di categoria e sindaci”.

Monica Petronio e il CER_Comitato esecutivo Regionale

Slow Food Umbria

Commenti disabilitati su La proposta di Slow Food Umbria per rendere fruibili ai titolari degli orti la cura e raccolta delle loro produzioni alimentari

Archiviato in News

Ai nostri soci, alle condotte e alle comunità

L’appello del Comitato Esecutivo Regionale

Carissimi… 

chi se lo immaginava…

Siamo ancora confusi, smarriti, addolorati e nello stesso tempo grati perché la nostra regione pare reggere l’onda d’urto del contagio…

Per questo, e anche per dovere civile, ci si impone di reagire tra i primi. Non possiamo salvare vite, ma proviamo a dare una mano per quello che possiamo…

Gli effetti economici di questa pandemia saranno gravi, i tempi lunghi… Ma sono in larga parte prevedibili… quindi possiamo provare a lavorarci.

Alcuni effetti paradossali positivi, ad esempio, di questa crisi sono sicuramente già evidenti: l’aria delle città è tornata respirabile (altro che domeniche senza auto!), gli animali e la natura recuperano spazio sull’antropizzazione selvaggia, il problema della criminalità sembra magicamente risolto… Di oggi è la notizia che gli scenari di guerra in medio Oriente si sono fermati…

E, ancora, in casa il ritmo è rallentato, la gente sembra non vivere più di solo lavoro, file, traffico, corse, impegni… abbiamo imparato in 2 settimane a lavorare in maniera più “smart”, da casa, senza congestionare le strade… noi della scuola abbiamo imparato a girare video, a fare lezione a distanza, a entrare nelle case dei ragazzi chiedendo permesso…

Ora è importante cominciare a considerare quanto di positivo c’è in tutto questo e immaginare cosa vorremo tenerci con noi una volta che la pandemia sarà risolta o quanto meno ricondotta entro limiti gestibili.

Sul fronte economico, credo che la riapertura del nostro Paese sarà lenta e graduale, ma credo che comincerà dalle realtà rurali, quelle meno congestionate e meno in crisi epidemica, quelle che noi di Slow Food da sempre tuteliamo.

Per questo vi chiedo di confrontarci, innanzi tutto per uno scambio di informazioni sui produttori.

Avete notizie dei Presìdi del vostro territorio?

Come se la stanno cavando?

Come possiamo aiutarli?

Sareste disponibili come condotte o semplicemente come soci (magari con il nostro supporto) ad organizzare gruppi d’acquisto che possano sostenerli?

Discorso più complesso riguarda invece le Osterie: leggo che qualche cuoco (soprattutto pizzaioli però) si sta organizzando per l’asporto…

Ci sono queste esperienze nel vostro territorio?

A livello nazionale, ci sono sviluppatori che stanno proponendo degli “acquisti in differita” di pranzi e cene, che l’utente paga subito per poi usufruirne dopo l’emergenza… mi sembra una buona idea… che ne pensate?

E ancora, per i nostri soci, possiamo organizzare qualcosa (ovviamente di virtuale) per la prossima Pasqua? Che so, uno scambio di ricette da postare sul nostro sito web, un confronto fra esperti per i menu della festa nei vari territori… O semplicemente qualche breve post e foto che illustri la “Pasqua a casa mia”… Avete visto quanto si cucina di più stando a casa?!!!

Insomma, sentiamoci. Iniziamo ad attuare quanto abbiamo immaginato durante i meravigliosi due giorni di Slow Food in Azione.

Facciamo sentire e sentiamo noi stessi che ci siamo e abbiamo valori da difendere.

Con fiducia

Monica e il Cer_Umbria

Commenti disabilitati su Ai nostri soci, alle condotte e alle comunità

Archiviato in News

Carlo Petrini, SARS-Cov-2: «Questo è il tempo della solidarietà e non più della competizione»

La riflessione di Carlo Petrini sulla difficile situazione che stiamo vivendo legata al virus SARS-Cov-2.

da La Repubblica del 8 marzo 2020

Con tutti gli accorgimenti necessari, noi continuiamo il nostro lavoro sui nostri progetti con impegno e determinazione: la realtà ci distrae molto e si capisce. Dobbiamo però combattere un secondo virus, pericoloso quanto il primo, che minaccia il nostro sistema sociale ed economico. Teniamo duro, vediamo come evolverà la situazione e cerchiamo di seguire la più saggia delle regole: atteniamoci al buon senso. Il panico non aiuta, ma nemmeno sottovalutare il contagio, cerchiamo di rispettare quanto ci viene consigliato dalle autorità mediche e governative e con tutta la calma e la fermezza necessaria affrontiamo questa situazione, che ripetiamo, frastorna tutte e tutti. In questo momento più che mai le tecnologie digitali ci vengono in aiuto, rafforziamo la nostra comunità, confrontiamoci anche a distanza, raccontateci che cosa ne pensate e come state vivendo questo momento. Siamo qui. Tutto lo staff di Slow Food!

Potete scriverci a info@slowfood.it oppure nei nostri canali sociali Twitter, Facebook e Instagram

Se è vero che le grandi crisi segnano il definitivo passaggio da un’epoca a un’altra, possiamo ipotizzare che l’emergere del Virus SARS-Cov-2, con i relativi sconquassi sociali ed economici che ne derivano e ne deriveranno, sia uno di questi spartiacque. Nel nostro Paese, per le generazioni dal secondo Dopoguerra in avanti, questa è senza dubbio la sfida più grande che si sia mai affrontata. Fino a qualche settimana fa lo spauracchio dell’economia europea erano i dazi che il governo statunitense ha applicato su alcuni prodotti alimentari del vecchio continente, oggi però l’espansione del coronavirus ha rimescolato completamente le carte globali.

A rendere foschi gli scenari economici non è più una misura protezionistica aggressiva, al contrario siamo di fronte a una situazione senza precedenti che apre scenari altrettanto inediti. Il turismo fermo, la limitata mobilità dei cittadini a tutte le latitudini, le scuole chiuse e gli ospedali in assetto d’emergenza sono condizioni che non abbiamo mai visto tutte insieme e che al momento nessuno è in grado di circoscrivere nel tempo.

Senza contare l’oggetto stesso dell’emergenza, un virus che, anche se al momento sembra ancora essere sotto controllo, continua a diffondersi e ha ormai toccato tutte le regioni italiane e la grandissima parte dei Paesi europei, asiatici e nordamericani. La razionalità impone di leggere i segnali economici di questi giorni come il preludio a una stagione di contrazione e di crisi, di rallentamento forzato e di difficoltà per moltissimi settori e ampie categorie di cittadini e lavoratori.

Bisogna sperare che non sia una stagione lunga, tuttavia bisogna attrezzarsi per affrontarla al meglio perché sarà certamente dura.

Ci apprestiamo a vivere un periodo complesso e per molti versi ancora indecifrabile, in cui le categorie con le quali siamo abituati a leggere la nostra realtà sociale ed economica verranno minate e dovranno giocoforza essere riconsiderate. Eppure non dobbiamo cadere nel panico o nella paura irrazionale, al contrario possiamo lavorare da subito per reagire con prontezza, per trovare modi creativi per rispondere alla crisi, per provare a guardare al futuro con una ragionevole e ben riposta speranza. Questo è possibile a patto che riconosciamo una delle evidenze più chiare che ci restituisce il momento storico attuale: l’estrema fragilità del nostro modello economico e della nostra società liberista occidentale. La crisi ci sbatte nuovamente in faccia la disuguaglianza sociale ed economica che è alla base del nostro sistema, in cui un top manager d’azienda o un calciatore percepiscono fino a mille volte di più di quanto guadagna un insegnante precario, in cui la precarizzazione del lavoro e l’erosione pluridecennale della spesa pubblica hanno colpito le categorie più vulnerabili della popolazione esponendole all’alto rischio di trovarsi a pagare il prezzo più alto della crisi. Una società con queste disuguaglianze non ha futuro, ma da questa consapevolezza si può partire per ricostruire meglio, per tutti, provando finalmente a ribaltare paradigmi ingiusti.

Ecco allora che questo è il tempo della solidarietà e non più della competizione, è il momento di ritrovare la forza per emergere non con la disperazione del tutti contro tutti ma con un ritrovato slancio solidale e con la ricostruzione di un senso di comunità che per troppo tempo abbiamo trascurato.

Produttori del Presidio Slow Food del Macagn

Per rispondere a questa emergenza possiamo ridare rilevanza all’economia locale senza scadere in sovranismi fuori dal tempo e dalla logica. Possiamo uscire dal tunnel coltivando i beni relazionali, accelerando un processo di trasformazione che vada nella direzione della lotta senza quartiere agli sprechi, nella ricerca di energie nuove e non impattanti a livello ambientale, nella limitazione dei consumi non necessari. Possiamo aiutarci, possiamo compattarci, possiamo de-monetizzare qualche aspetto della nostra vita per risparmiare un po’ di più e sostenere le attività di prossimità che faticano.

Possiamo farlo non perché ce lo impone il coronavirus ma perché è la logica che ci spinge a cercare un futuro diverso e sostenibile per tutti. Dobbiamo però partire dal darci una regolata, ciascuno di noi.

Tornare a praticare l’ascolto e la generosità, il confronto e l’intelligenza affettiva, il dialogo e la reciprocità. Solo cambiando il nostro atteggiamento e il nostro approccio all’altro possiamo davvero realizzare un cambiamento. Empatia e gentilezza sono alla base di una nuova politica che ci può traghettare fuori dalle secche della crisi economica così come dai pantani della lotta senza quartiere che oggi troppo spesso vediamo nelle istituzioni democratiche.

Ci aspetta una stagione ricca di ostacoli e di incognite, ma possiamo giocarci la partita con consapevolezza e determinazione: solidarietà, comunità e cooperazione sono le chiavi per ripartire.

Carlo Petrini

Commenti disabilitati su Carlo Petrini, SARS-Cov-2: «Questo è il tempo della solidarietà e non più della competizione»

Archiviato in News