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Serata sulla panificazione slow all’Azienda Agricola Chiarucci con Interamna Magna

La serata di ieri ha avuto grande riscontro presso i presenti, come si può vedere dalle foto qui sotto. Abbiamo conosciuto meglio i “segreti” della famiglia Chiarucci e verificato personalmente le differenze al palato tra i grani e le farine utilizzate: eccellenti bruschette, focacce e pizze gustose con la ciliegina sulla torta della focaccia dolce con la crema spalmabile al fondente della Cioccolateria Calvani, ormai parte integrante di molte delle nostre proposte. Grazie a tutti e appuntamento al prossimo evento di Slow Food Interamna Magna – Terni Aps

E’ stata anche l’occasione per far conoscere ai presenti il recentissimo Manifesto del Pane Slow presentato il 16 ottobre scorso che alla stregua delle analoghe iniziative già messe in campo l’obiettivo di riunire tutta la filiera per promuovere un pane di qualità, fatto con grani tradizionali locali prodotti con metodi agroecologici.

E’ in buona sostanza l’evoluzione del lavoro della rete Slow Grains che già dal 2016 cominciava a mettere a punto i principi di una rete nata dal basso che valorizzasse i grani tradizionali locali, rafforzasse le filiere e con esse i territori, le culture e le professionalità.

Oggi la rete conta oltre 150 aziende che in tutta Italia producono, trasformano e offrono prodotti a base di grani che fanno bene ai territori, alle comunità, alla salute di chi li produce e di chi li mangia 

Questi i grani che sono già presidio Slow Food.

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Slow Food Umbria a Terra Madre Salone del Gusto di Torino 2024

L’associazione parteciperà con il claim “Umbria, ristoro dei sensi”

TERNI – Dal 26 al 30 settembre Slow Food Umbria sarà presente, con tanto di etnologo incluso, nello stand della Regione Umbria alla manifestazione Terra Madre Salone del Gusto, che si svolgerà al Parco Dora, a Torino. L’evento è organizzato da Slow Food Italia con l’obiettivo di promuovere il cibo buono, pulito e giusto in sinergia con le politiche alimentari, ponendo l’accento sulla necessità di una nuova relazione con la natura, attraverso il cibo, l’elemento più potente che ci riconduce alla terra. In particolare, Slow Food Umbria con il suo slogan “Umbria, ristoro dei sensi” coordinerà le attività di animazione previste, in modo insolito e suggestivo, mettendo al centro il cibo e la sua produzione, anche a partire dai pasti considerati “minori” commercialmente, come la colazione, o modaioli, come l’aperitivo. Un etnoantropologo, Alberto Sorbini, insieme alla presidente Slow Food Umbria, Monica Petronio (laurea in Etnologia nel cassetto), guideranno i visitatori alla scoperta dei significati e dei simboli delle abitudini alimentari della contemporaneità. Un’antropologia della vita quotidiana che ci propone l’incontro tra la soggettività di chi la descrive (i narratori) e l’oggettività del rapporto con l’«altro», in questo caso l’ascoltatore/pubblico.

Lo Stand – Realizzato grazie al contributo di Regione Umbria con la collaborazione di ASSOGAL, con l’apporto scientifico del Parco Tecnologico 3A sulla biodiversità, lo Stand istituzionale ha intorno a sé 15 produttori selezionati grazie a un bando della Camera di Commercio regionale, che proporranno il meglio della loro produzione: i Presìdi Slow Food (la Fagiolina del Trasimeno, la Roveja di Civita di Cascia, il Grano saraceno e la Ricotta salata della Valnerina, il Vinosanto da uve affumicate dell’Alto Tevere, il Sedano Nero di Trevi), l’Olio umbro, i legumi (cicerchie, ceci, lenticchie, fagioli), il farro e le farine da grani antichi, le confetture, il miele, lo zafferano, i formaggi e i salumi, le birre artigianali prodotte con luppolo made in Italy (frutto di un progetto innovativo della Camera di Commercio). Sarà presente anche un corner speciale dedicato all’ultimo Presidio, in ordine cronologico, realizzato in Umbria: l’attività della pesca sul Lago Trasimeno, sostenibile e rispettosa dei ritmi naturali e delle criticità ambientali.

In cucina – Si alterneranno cuochi, produttori, referenti dell’Alleanza dei Cuochi Slow Food, un vero fornaio e gli ambasciatori della biodiversità in cucina del Parco Tecnologico alimentare 3A, per un’esperienza davvero innovativa di racconto-assaggio.
Gli abbinamenti con l’olio saranno curati dal nostro esperto di genetica vegetale presso il CNR, Roberto Mariotti, e quelli “alcolici” a cura del Gruppo vino regionale con Stefano Tonanni, con il coinvolgimento dei birrifici presenti e con varie sorprese superalcoliche: un gin prodotto a partire da ginepro e altre erbe umbre alle pendici dei Monti Martani e una giovane distilleria perugina. Per gli amanti delle bevande fermentate, uno speciale appuntamento con la la kombucha.

I talk – Da non perdere quelli sulle Food Policies regionali, in cui si darà spazio all’innovativo protocollo “Todi Slow Life”, firmato con il Comune di Todi, e al nuovo dottorato di ricerca dell’Università di Perugia, dal titolo “Sistemi locali del cibo e innovazione sociale” con il Gal Media Valle Tevere e l’Università di Perugia, e quello con il dott. Marco Caffarelli (Parco 3A) sulla pecora Sopravissana, una razza ovina autoctona in fase di studio e recupero, mentre il progetto di filiera sul Luppolo italiano sarà presentato dal Segretario generale della Camera di Commercio dell’Umbria, dott. Federico Sisti.

Cosa significa mangiare slow? Vuol dire imparare a conoscere la storia e le tradizioni, e in questo, grazie alla giornalista gastronoma Rita Boini e al fornaio Mauro Passagrilli, ne scopriremo delle belle sui pani “conditi” popolari. Guardando al futuro e alle nuove generazioni, spazio agli aperitivi con l’Istituto Alberghiero F. Cavallotti di Città di Castello, che curerà un paio di appuntamenti “frizzanti di tradizioni”, e al nuovo progetto di Presidio orvietano, la famosa “Lumachella”.  Per i piccoli “Slow Kids” ci saranno degli appuntamenti speciali a merenda, tra pane, miele e confetture.
La promozione del territorio – Dal punto di vista dello Slow Travel, alcuni eventi saranno dedicati al progetto “Slowly. Le strade del gusto”, con Francesco Maria Giuli, designer di progetto, e all’itinerario “Transameria”, con il suo portavoce, la “chiocciola in bicicletta”, Walter Nilo Ciucci, che proporrà in assaggio anche alcuni prodotti del Mercato della Terra di Todi-Transameria.

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La prima pizza agricola in Italia a residuo zero con “mazzafegato” (presidio Slow Food altotevere umbro) realizzata a Città di Castello conquista la ribalta nazionale

Ribalta nazionale per la prima pizza agricola in Italia a residuo zero con “mazzafegato” (presidio Slow Food altotevere Umbro) ed altre eccellenze agro-alimentari umbre. La originale ed irresistibile pizza è tutta made in Citta’ di Castello: se ne è occupata la trasmissione Mag in onda ieri sera dopo l’edizione delle ore 18,30 del Tg di Studio Aperto (Italia Uno) sulle reti Mediaset. A preparare questa pizza dai mille sapori, nei laboratori enogastronomici dell’International Campus “Patrizi-Baldelli-Cavallotti” con la dirigente scolastica Marta Boriosi, il coordinatore Luca Zara e l’esperto del settore agroalimentare Daniele Belletti, il noto pizzaiolo Giuliano Pediconi maestro dell’arte bianca. La pizza ha fatto il suo debutto ufficiale nella suggestiva piazza Matteotti a Luglio scorso nell’ambito della “Festa del raccolto” che Molini Fagioli dedica a chi per tutto l’anno lavora in filiera alla ricerca della qualità: dal contadino per il grano ai professionisti pizzaioli, pasticcieri e panificatori per il prodotto finale. La base utilizzata è una pizza al padellino, dove la pasta lievita all’interno del padellino stesso per essere poi sformata rovesciandola sulla pala e infornata per la cottura. Al prodotto viene data una prima cottura e poi dopo viene raffreddato e farcito con i topping finali. Le pizze preparate e sfornate dal maestro Giuliano sono di 2 tipi: La prima con una farcitura doppia: una al centro con il mazzafegato e l’altra in superfice con una crema di fagiolina del Trasimeno, cipolla di Cannara stufata, pomodori, olio extra vergine di oliva Umbro. La seconda sarà tagliata in 2 parti partendo dalla parte superiore della pasta e farcita come un portafoglio, con gli stessi ingredienti descritti prima. Le farine utilizzate per realizzare la base delle pizze sono la Creativa (tipo 0) e la Virtuosa (tipo 1), entrambe della linea OIRZ (Origine Italiana Residuo Zero), le Uniche farine in Italia a Residuo Zero, certificate da ente di certificazione accreditato, ottenute macinando grano tenero coltivato nelle verdi colline umbre. A chilometro zero anche gli altri ingredienti di base a partire dall’’olio extravergine di oliva delle colline umbre, il pomodoro e la mozzarella.

La vera novità di questa pizza che la rende unica è rappresentata dal “mazzafegato”, insaccato che ha la sua zona di origine nel centro Italia, e trova la massima espressione nell’area dell’alta valle del Tevere, al confine tra Umbria e Toscana fra Città di Castello e Umbertide. Ogni famiglia che possedeva suini, nella stagione della macellazione dei maiali produceva mazzafegati da consumare subito o, più raramente, da conservare sotto strutto, sott’olio, oppure nel grano o nella semola. Il colore del mazzafegato è scuro, ed è inconfondibile il sentore di fiori di finocchio che esprime tutto il suo aroma senza coprire il profumo della concia e delle carni. Un prodotto complesso, che unisce la grossolanità delle carni a una speziatura suadente, nato dalla necessità di utilizzare tutto il maiale: grazie alla abilità dei norcini si è fatto di necessità virtù, trasformando quelli che possono essere considerati avanzi in un insaccato ricercato da tutti. Come ci spiega Sergio Consigli, delegato nella Commissione Nazionale per la redazione del codice etico di Slow Food Umbria,” il Presidio del Mazzafegato dell’Alta Valle del Tevere è uno degli undici prodotti tipici Umbri che la Commissione Internazionale di Slow Food ha ritenuto dover presidiare per impedirne la scomparsa, esaltarne la storia e la bontà. Il nostro Mazzafegato si distingue dalle altre produzioni di insaccati tipici perché come ingrediente caratterizzante ha il fiore di finocchio selvatico che lo rende appetibilissimo anche ai più giovani che in questi anni di rilancio hanno dimostrato di apprezzarlo. L’idea di inserire il Mazzafegato fresco come guarnitura alla pizza si è rilevata vincente vuoi per il sapore che ne scaturisce vuoi per l’unione di due tipicità che portano nel piatto storia, ricerca e bontà.

Per la prima volta questo appetitoso connubio è stato sugellato ufficialmente a Città di Castello nell’ambito della notte della pizza e dei prodotti del raccolto organizzata da Molini Fagioli nella bellissima piazza Matteotti creando interesse e permettendo di scoprirlo a tutti e di assaggiare una pietanza unica ed irripetibili”, ha concluso Consigli. Il professor Alessandro Baldicchi, direttore dell’azienda agraria dell’Istituto “Patrizi” di Citta’ di Castello ci spiega infine l’abbinamento ideale della pizza al mazzafegato con speciali birre Bio prodotto dai ragazzi della scuola sperimentando sempre nuove ricette attraverso ingredienti a chilometri zero: Pale ale Bio, di colore ambrato con riflessi ramati o aranciati e la Red Ale Bio, birra dal colore ambrato con profumi intensi ed il gusto deciso e avvolgente. Adatte entrambi a salumi, formaggi stagionati e dunque pizze come quella al mazzafegato. “Una ulteriore eccellenza agro-alimentare che premia il nostro territorio e la bravura di tutti coloro che hanno fatto parte della rete che ha portato alla preparazione e degustazione della pizza con mazzafegato, novità assoluta, in piazza Matteotti lo scorso mese di luglio nell’ambito della riuscitissima edizione della Festa del raccolto ideata e organizzata da Molini Fagioli”, ha dichiarato l’assessore al Turismo e Commercio, Letizia Guerri.

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