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Carlo Petrini, SARS-Cov-2: «Questo è il tempo della solidarietà e non più della competizione»

La riflessione di Carlo Petrini sulla difficile situazione che stiamo vivendo legata al virus SARS-Cov-2.

da La Repubblica del 8 marzo 2020

Con tutti gli accorgimenti necessari, noi continuiamo il nostro lavoro sui nostri progetti con impegno e determinazione: la realtà ci distrae molto e si capisce. Dobbiamo però combattere un secondo virus, pericoloso quanto il primo, che minaccia il nostro sistema sociale ed economico. Teniamo duro, vediamo come evolverà la situazione e cerchiamo di seguire la più saggia delle regole: atteniamoci al buon senso. Il panico non aiuta, ma nemmeno sottovalutare il contagio, cerchiamo di rispettare quanto ci viene consigliato dalle autorità mediche e governative e con tutta la calma e la fermezza necessaria affrontiamo questa situazione, che ripetiamo, frastorna tutte e tutti. In questo momento più che mai le tecnologie digitali ci vengono in aiuto, rafforziamo la nostra comunità, confrontiamoci anche a distanza, raccontateci che cosa ne pensate e come state vivendo questo momento. Siamo qui. Tutto lo staff di Slow Food!

Potete scriverci a info@slowfood.it oppure nei nostri canali sociali Twitter, Facebook e Instagram

Se è vero che le grandi crisi segnano il definitivo passaggio da un’epoca a un’altra, possiamo ipotizzare che l’emergere del Virus SARS-Cov-2, con i relativi sconquassi sociali ed economici che ne derivano e ne deriveranno, sia uno di questi spartiacque. Nel nostro Paese, per le generazioni dal secondo Dopoguerra in avanti, questa è senza dubbio la sfida più grande che si sia mai affrontata. Fino a qualche settimana fa lo spauracchio dell’economia europea erano i dazi che il governo statunitense ha applicato su alcuni prodotti alimentari del vecchio continente, oggi però l’espansione del coronavirus ha rimescolato completamente le carte globali.

A rendere foschi gli scenari economici non è più una misura protezionistica aggressiva, al contrario siamo di fronte a una situazione senza precedenti che apre scenari altrettanto inediti. Il turismo fermo, la limitata mobilità dei cittadini a tutte le latitudini, le scuole chiuse e gli ospedali in assetto d’emergenza sono condizioni che non abbiamo mai visto tutte insieme e che al momento nessuno è in grado di circoscrivere nel tempo.

Senza contare l’oggetto stesso dell’emergenza, un virus che, anche se al momento sembra ancora essere sotto controllo, continua a diffondersi e ha ormai toccato tutte le regioni italiane e la grandissima parte dei Paesi europei, asiatici e nordamericani. La razionalità impone di leggere i segnali economici di questi giorni come il preludio a una stagione di contrazione e di crisi, di rallentamento forzato e di difficoltà per moltissimi settori e ampie categorie di cittadini e lavoratori.

Bisogna sperare che non sia una stagione lunga, tuttavia bisogna attrezzarsi per affrontarla al meglio perché sarà certamente dura.

Ci apprestiamo a vivere un periodo complesso e per molti versi ancora indecifrabile, in cui le categorie con le quali siamo abituati a leggere la nostra realtà sociale ed economica verranno minate e dovranno giocoforza essere riconsiderate. Eppure non dobbiamo cadere nel panico o nella paura irrazionale, al contrario possiamo lavorare da subito per reagire con prontezza, per trovare modi creativi per rispondere alla crisi, per provare a guardare al futuro con una ragionevole e ben riposta speranza. Questo è possibile a patto che riconosciamo una delle evidenze più chiare che ci restituisce il momento storico attuale: l’estrema fragilità del nostro modello economico e della nostra società liberista occidentale. La crisi ci sbatte nuovamente in faccia la disuguaglianza sociale ed economica che è alla base del nostro sistema, in cui un top manager d’azienda o un calciatore percepiscono fino a mille volte di più di quanto guadagna un insegnante precario, in cui la precarizzazione del lavoro e l’erosione pluridecennale della spesa pubblica hanno colpito le categorie più vulnerabili della popolazione esponendole all’alto rischio di trovarsi a pagare il prezzo più alto della crisi. Una società con queste disuguaglianze non ha futuro, ma da questa consapevolezza si può partire per ricostruire meglio, per tutti, provando finalmente a ribaltare paradigmi ingiusti.

Ecco allora che questo è il tempo della solidarietà e non più della competizione, è il momento di ritrovare la forza per emergere non con la disperazione del tutti contro tutti ma con un ritrovato slancio solidale e con la ricostruzione di un senso di comunità che per troppo tempo abbiamo trascurato.

Produttori del Presidio Slow Food del Macagn

Per rispondere a questa emergenza possiamo ridare rilevanza all’economia locale senza scadere in sovranismi fuori dal tempo e dalla logica. Possiamo uscire dal tunnel coltivando i beni relazionali, accelerando un processo di trasformazione che vada nella direzione della lotta senza quartiere agli sprechi, nella ricerca di energie nuove e non impattanti a livello ambientale, nella limitazione dei consumi non necessari. Possiamo aiutarci, possiamo compattarci, possiamo de-monetizzare qualche aspetto della nostra vita per risparmiare un po’ di più e sostenere le attività di prossimità che faticano.

Possiamo farlo non perché ce lo impone il coronavirus ma perché è la logica che ci spinge a cercare un futuro diverso e sostenibile per tutti. Dobbiamo però partire dal darci una regolata, ciascuno di noi.

Tornare a praticare l’ascolto e la generosità, il confronto e l’intelligenza affettiva, il dialogo e la reciprocità. Solo cambiando il nostro atteggiamento e il nostro approccio all’altro possiamo davvero realizzare un cambiamento. Empatia e gentilezza sono alla base di una nuova politica che ci può traghettare fuori dalle secche della crisi economica così come dai pantani della lotta senza quartiere che oggi troppo spesso vediamo nelle istituzioni democratiche.

Ci aspetta una stagione ricca di ostacoli e di incognite, ma possiamo giocarci la partita con consapevolezza e determinazione: solidarietà, comunità e cooperazione sono le chiavi per ripartire.

Carlo Petrini

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La nostra forza in questo tempo sospeso

Care amiche e cari amici,

viviamo un tempo sospeso che ancora pochi giorni fa era impensabile.

La situazione straordinaria e di emergenza che dobbiamo affrontare rappresenta una sfida importante per tutta la nostra Comunità e per l’intero Paese.

In questi giorni abbiamo costantemente agito per adeguarci ai provvedimenti che vengono via via assunti dal Governo, in accordo con le autorità sanitarie. A questo punto non ci resta che attendere l’evoluzione degli eventi e per quanto riguarda la calendarizzazione delle nostre attività (dai Congressi allo Slow Food Day) darci appuntamento al momento in cui sarà finita l’emergenza e potremo nuovamente programmare iniziative.

Oggi è impossibile prevedere quando potremo svolgere i nostri Congressi di Condotta (e di conseguenza quando potremo mettere in calendario i Congressi regionali e quello nazionale), come pure immaginare una data per andare in piazza con lo Slow Food Day. È difficile anche immaginare quale sarà lo scenario a ottobre, anche se per il momento difendiamo con tutte le nostre forze l’idea di confermare le date di Terra Madre Salone del Gusto. È altresì molto complicato pensare a come usciremo da questa crisi straordinaria e drammatica e nessun piano si può fare se non sappiamo in che condizioni lo potremo affrontare.

Abbiamo però qualche certezza: la nostra bellissima rete è solida, grande, ricca (e di una ricchezza non monetizzabile e pertanto non intaccata, nemmeno minimamente, dal crollo delle borse o del PIL), diversa, viva, unica. Ci abbiamo messo oltre trent’anni a costruirla e sappiamo per certo che supererà qualsiasi difficoltà. Siamo sicuri che ne usciremo ancora uniti, saremo ancora assieme, l’amore immenso che abbiamo messo nella nostra vita per questa comune lotta, per affermare i valori di Slow Food e il diritto a un cibo buono, pulito e giusto per tutti, sarà ancora nei nostri cuori e ci permetterà di ritrovarci, di ricominciare.

Dovremo essere forti, perché quando si dovrà ricominciare sarà la sfida più difficile di sempre.

Abbiamo fatto grandi cose nella nostra storia, basti pensare all’unicità della rete di Terra Madre che raggiunge oggi 160 Paesi del mondo. Abbiamo fondato Slow Food, nella seconda metà degli anni ’80, senza un soldo, senza parlare inglese, senza internet. Eppure abbiamo costruito una comunità di destino straordinaria e unica. E ogni volta, prima di partire, sembrava impossibile.

Adesso è il tempo di resistere, presto tornerà il tempo di lottare, nella sfida più grande di sempre. Avremo davanti le nostre sfide individuali, le sfide della nostra famiglia e della nostra comunità, le sfide del nostro lavoro. E avremo anche davanti le sfide, vecchie e nuove, di Slow Food.

Ci vorrà tutta l’energia e tutta l’intelligenza di cui siamo capaci. Essere una grande comunità, che – come ci insegna Carlo Petrini – è tenuta assieme dal cemento dell’intelligenza affettiva, moltiplicherà le nostre forze. Riusciremo a fare cose che oggi ci sembrano impossibili, inimmaginabili.

Non abbiamo risposte su come sarà il dopo emergenza, e non siamo immuni dalla preoccupazione di quello che sta succedendo e succederà ma possiamo condividere almeno una parte di questo tempo sospeso. Non ci possiamo incontrare, non possiamo andare nelle nostre osterie o a scuola a curare l’orto, ma possiamo sentirci, scriverci, confrontare le nostre esperienze di questi giorni.

Ora è il momento di tenere alti i cuori: sentiamoci, cerchiamoci, confortiamoci. Raccontiamoci come vanno le cose, cosa sta succedendo nelle nostre comunità.

Iniziamo a raccogliere le idee, a pensare quanto saranno utili quelle parole che abbiamo detto e ascoltato tante volte e che sembravano a volte troppo utopiche.

Ecco, il tempo delle utopie è arrivato. Forse in modo inatteso, ma è proprio quello che ci aspetta.

Sentiamoci uniti in un grande abbraccio, che presto tornerà a essere fisico.

Viva Slow Food!

Fateci sentire la vostra voce:

Scrivete a segreteria.comitatoesecutivo@slowfood.it

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SLOWFOODINAZIONE_Le comunità protagoniste del cambiamento

L’introduzione di Carlo Petrini al documento di azione collettiva

Cari tutti,

a Ottobre del 2017, alla conclusione del congresso internazionale di Chengdu, ci siamo lasciati con la grande promessa di un cambiamento che avrebbe consentito al nostro movimento di essere parte attiva e influente nelle grandi sfide che ci troviamo ad affrontare in questo momento storico. La gravità della crisi climatica e sociale ci pone di fronte a una situazione difficile e complessa, in cui siamo chiamati ad agire con urgenza e determinazione. Collasso degli ecosistemi, aumento delle disuguaglianze sociali, perdita della biodiversità, morte per fame, sono alcuni degli scenari allarmanti che ormai da diversi anni vediamo passare davanti ai nostri occhi. E ben peggiore è l’inadeguata, o addirittura assente, risposta della politica, che ragiona solo, e soltanto, nei limiti di un modello di crescita infinta.Ecco, care amiche e cari amici, che le nostre scelte quotidiane diventano l’ago di una bilancia non tarata da diverso tempo. La responsabilità sociale e politica di ciascuno di noi esprime un modo d’agire positivo per un cambiamento che è nelle nostre mani. Dobbiamo tornare a essere attivisti. Legati da sentimenti e azioni comuni. Con una visione forte e costruttiva che guidi il nostro fare per i prossimi anni.Per far sì che la nostra voce venga ascoltata e che le nostre azioni diventino strategiche per garantire il confronto e il dialogo, necessario per la condivisione di importanti scelte politiche, dobbiamo essere moltitudine. A ChengDu abbiamo lanciato le comunità, strumento fondamentale per rappresentare a pieno l’incredibile diversità del nostro movimento. Siamo uomini e donne, pescatori e contadini, cuochi e attivisti, artigiani e professori, giovani e meno giovani. Siamo una rete fisica di persone che mettono al centro il bene relazionale e il valore della diversità e che credono in un cibo buono, pulito e giusto per tutti.A 30 anni dalla firma del nostro manifesto e con la consapevolezza dell’incredibile lavoro e delle numerose sfide vinte, sentiamo il bisogno di siglare un nuovo patto, che ci indichi chiaramente le linee guida del prossimo decennio. Questo documento congressuale vuole non solo dare la visione politica della nostra rete, ma essere un vero proprio strumento di lavoro ad ogni livello, che ci aiuti nell’affermazione di un nuovo linguaggio globale e ci permetta di unire le nostre forze per ogni battaglia territoriale. Un percorso comune che ponga al centro i nostri grandi obiettivi: valorizzare la diversità biologica e culturale, educare in modo olistico e, con crescente urgenza, prendere parte attivamente al dialogo su futuro del cibo. Siamo chiamati al tavolo dei grandi interlocutori internazionali, rappresentando la nostra visione sulle tematiche del cibo, non perdiamo l’occasione di vincere anche questa sfida, con speranza, tanta gioia e con il tratto più distintivo, della nostra organizzazione, del nostro movimento, della nostra storia: l’intelligenza affettiva.

Carlo Petrini

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