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Presentato in Umbria il Manifesto per l’Appennino che verrà – 1 marzo 2014

1 marzo 2014 – Presentato in Umbria il Manifesto per l’Appennino che verrà

Fare squadra per superare la crisi

A distanza di tre mesi dai tavoli di lavoro degli Stati Generali delle Comunità dell’Appennino, svoltisi tra la Romagna e la Toscana e che hanno avuto come argomento l’agricoltura, il turismo e l’ambiente lungo un’area che costituisce i tre quinti del territorio italiano, è stato presentato oggi a Costacciaro (Pg) il manifesto «Lo sviluppo rurale nell’Appennino: opportunità e scelte». L’iniziativa, ideata da Sonia Chellini, presidente di Slow Food Umbria, e realizzata in collaborazione con il Centro Studi di Slow Food Italia e numerose istituzioni locali, nasce dall’esigenza di proporre al mondo politico (e non solo) una nuova idea di montagna che rimetta al centro dell’attenzione le zone cosiddette “marginali”, per la costruzione di un’economia locale di nuova concezione.

Dopo i saluti del sindaco di Costacciaro Rosella Bellucci, è stata la volta di numerosi interventi, tra cui ricordiamo quelli di Luca Santini, presidente del Parco delle Colline Casentinesi, Monte Falterone e Campigna, – tra i principali sostenitori del progetto – il quale ha rimarcato la necessità di combinare tutela del paesaggio e sviluppo socioeconomico. Mariano Tirimagni, presidente del Gal Alta Umbria, ha parlato dell’importanza di confrontarsi su queste tematiche, poiché «costruire vuol dire sapere ascoltare». Fernanda Cecchini, assessore alle Politiche agricole della Regione Umbria, ha dato pieno sostegno al progetto in quanto condivide gli obiettivi e gli ideali di Slow Food: «Faremo tesoro di quanto detto stamattina al fine di elaborare insieme un modello di sviluppo che tenga conto di tutte le risorse del territorio. Perché le persone tornino ad abitare e a produrre nelle zone marginali, la priorità è adeguare le strutture e i servizi.

Il presidente di Slow Food Carlo Petrini, ha inviato un videomessaggio: «La costruzione di un’ipotesi di sostenibilità ambientale ed economica per l’Appennino è un’occasione straordinaria e deve diventare un esempio per vincere la crisi. Lavorare uniti ci rende più credibili».

Quattro le testimonianze che si sono avvicendate, molto diverse tra loro, sulla capacità di creare nuova economia. Jacopo Fo ha raccontato l’esperienza del suo agriturismo che negli anni è diventato fonte di lavoro e di progetti che riguardano anche le energie rinnovabili e la costruzione di case ecosostenibili. Luigi Bettin, ideatore del cammino Le vie di Francesco, ha sottolineato la crescita non solo economica dei paesi meno noti attraversati dal percorso. Franco Roman, che vicino a Venezia gestisce una fabbrica di start up all’interno di una serie di cascine che erano state abbandonate, ha proposto l’esportabilità dell’idea, nonché l’importanza di pubblicizzare le idee, i progetti e le professioni dell’Appennino attraverso i mezzi offerti dal digitale. Nel suo breve ma incisivo intervento, Silvana Crespi, produttrice del Presidio Slow Food della roveja, ha sostenuto «Noi siamo i migliori venditori del nostro territorio, dovrebbero ascoltarci di più».

In conclusione, il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese ha puntato l’attenzione sulle tante opportunità di lavoro che queste zone potrebbero offrire: migliaia di borghi da ristrutturare, strade da ripristinare, nuove tecnologie da implementare. Ha poi proseguito: «Chiamano “nicchie” le piccole realtà agroalimentari, eppure tutte insieme valgono più della Fiat e del suo indotto. Inoltre aiutano la manutenzione del territorio e ci tutelano dai rischi idrogeologici, eppure non hanno mai un titolo in prima pagina. Per questo il manifesto che oggi abbiamo presentato dev’essere portato a conoscenza dei media e del mondo politico, che certe cose sembrano non saperle. Così come sembra ignorarle il mondo bancario, che è restio a concedere prestiti a chi vuole avviare attività come quelle di cui abbiamo parlato oggi».

Ufficio Stampa Slow Food

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