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Valorizzare l’enogastronomia regionale: presentato “Slowly – Le strade del gusto” di Slow Food Umbria

All’Oratorio del Crocifisso a Foligno è stato presentato il progetto “Slowly – Le strade del gusto”, il cui obiettivo è la valorizzazione dell’enogastronomia regionale attraverso itinerari, cammini ed esperienze progettati con le comunità residenti.

“Slowly non è solo una passeggiata in cui si mangia e nemmeno una mangiata mentre si cammina – afferma Monica Petronio, presidente regionale Slow Food – Slowly è un progetto che si sviluppa insieme alle comunità locali. Le coinvolge e le rende protagoniste nel raccontarsi al visitatore o al turista. È come andare in giro con qualcuno del posto che ci racconta gli aneddoti, che ci fa vedere i migliori paesaggi, che ci porta dal produttore di qualità a fare spesa oppure dal ristorante più autentico ad ‘assaggiare il territorio’. È veramente un privilegio partecipare a Slowly”.

Come si muove Slowly – Attraverso uno storytelling territoriale, che vede protagonisti i produttori e che racconta l’incontro delle Condotte, dei Presìdi e delle Comunità Slow Food con alcuni itinerari da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo e comunque con mezzi ad alta sostenibilità saranno valorizzate alcune aree della regione Umbria.

L’intento di Slowly – Incentivare la conoscenza e la scoperta del territorio, mettendo a valore i princìpi del viaggio lento e responsabile, a contatto diretto con le comunità locali, attraverso un approccio di tipo antropologico al viaggio e una mobilità dolce e sostenibile, per far vivere al viaggiatore/turista un’esperienza memorabile e trasformativa.

Il criterio di Slowly – “Buono, pulito e giusto” sono i tre pilastri del progetto. Insieme ai concetti di viaggio lento, mobilità dolce e sostenibile, dal basso impatto ambientale e rispettoso del paesaggio. Per svelare i meccanismi di interconnessione tra i diversi ambiti e settori che influenzano la costruzione della cultura dei luoghi, inoltre, saranno narrate anche altre eccellenze del territorio: artigiani, associazioni per l’ambiente e per il sociale, centri culturali, punti di interesse storico, artistico e architettonico.

I partner di Slowly – CAI Umbria; FIE Umbria (Federazione Italiana escursionismo); le varie associazioni promotrici dei cammini FIAB Umbria (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta); Uncover Umbria (Cicloturismo e mountain bike); FISE Umbria (Federazione Italiana Sport Equestri.

Le fasi operative di Slowly – Il progetto prevede due fasi distinte ma tra loro collegate: la prima fase prevede la raccolta del materiale tramite le Condotte, i Presìdi, le Comunità di produttori Slow Food dell’Umbria e lo studio degli itinerari. In particolare lo studio si basa sull’individuazione delle esperienze food, sul reportage fotografico, sulle pillole video, sulle interviste audio (podcast), sulla costruzione della narrazione testuale, sull’individuazione e la descrizione del percorso, sull’elaborazione traccia e sui consigli di viaggio. La seconda fase include la diffusione del materiale attraverso un evento “di restituzione” riservato alla comunità residente; un convegno, con visione del materiale in anteprima e condivisione della narrazione; l’ animazione ed eventi dedicati al pubblico come ad esempio passeggiate, visite ai produttori e degustazioni a tema, mostre, escursioni, esperienze, mercati; dei press tour dedicati e ufficio stampa e infine siti web di tutte le realtà coinvolte. 


La composizione di Slowly – 8 Condotte Slow Food operanti sul territorio; 11 Presìdi umbri; 4 Comunità del cibo; 14 i prodotti inseriti nel progetto dell’Arca del Gusto; 1 itinerario Slow Travel accreditato; “Transameria” tra Todi e Amelia.

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La pesca tradizionale del Trasimeno è un nuovo Presidio Slow Food dell’Umbria

Si tratta di una pesca sostenibile perché di attesa, non aggressiva verso l’ecosistema del lago e le sue specie ittiche tipiche, dalla carpa alla tinca, dall’anguilla al persico. La si pratica con le nasse, con le reti o con il giacchio e, a seconda di quale pesce si vuole pescare, si utilizzano reti con maglie più o meno larghe. Il resto lo fa l’intuito, la conoscenza del lago e la dimestichezza nel guidare l’imbarcazione tradizionale che è stretta e lunga e dal fondo piatto.

«Il Presidio è un ulteriore tassello verso la giusta condivisione di strategie comuni a salvaguardia dell’ambiente, per preservare quell’immagine lasciataci in eredità da chi ha dato al lago la sua vita» afferma Ivo Banconi, presidente della storica Cooperativa Stella del Lago, che aderisce al Presidio.

Oggi i pescatori sono una cinquantina e negli ultimi anni, complice la crisi economica, diversi giovani si sono avvicinati a questo mestiere millenario. L’adesione di nuovi pescatori «ha ridato entusiasmo e motivazione a raccontare il pesce di lago nel territorio e a farlo conoscere anche ai più giovani», aggiunge Cinzia Borgonovo, referente Slow Food del Presidio e fiduciaria di Slow Food Perugia.

Questo Presidio Slow Food è sostenuto da Caf America grazie alla generosità di FedEx.

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Presentato in Umbria il Manifesto per l’Appennino che verrà – 1 marzo 2014

1 marzo 2014 – Presentato in Umbria il Manifesto per l’Appennino che verrà

Fare squadra per superare la crisi

A distanza di tre mesi dai tavoli di lavoro degli Stati Generali delle Comunità dell’Appennino, svoltisi tra la Romagna e la Toscana e che hanno avuto come argomento l’agricoltura, il turismo e l’ambiente lungo un’area che costituisce i tre quinti del territorio italiano, è stato presentato oggi a Costacciaro (Pg) il manifesto «Lo sviluppo rurale nell’Appennino: opportunità e scelte». L’iniziativa, ideata da Sonia Chellini, presidente di Slow Food Umbria, e realizzata in collaborazione con il Centro Studi di Slow Food Italia e numerose istituzioni locali, nasce dall’esigenza di proporre al mondo politico (e non solo) una nuova idea di montagna che rimetta al centro dell’attenzione le zone cosiddette “marginali”, per la costruzione di un’economia locale di nuova concezione.

Dopo i saluti del sindaco di Costacciaro Rosella Bellucci, è stata la volta di numerosi interventi, tra cui ricordiamo quelli di Luca Santini, presidente del Parco delle Colline Casentinesi, Monte Falterone e Campigna, – tra i principali sostenitori del progetto – il quale ha rimarcato la necessità di combinare tutela del paesaggio e sviluppo socioeconomico. Mariano Tirimagni, presidente del Gal Alta Umbria, ha parlato dell’importanza di confrontarsi su queste tematiche, poiché «costruire vuol dire sapere ascoltare». Fernanda Cecchini, assessore alle Politiche agricole della Regione Umbria, ha dato pieno sostegno al progetto in quanto condivide gli obiettivi e gli ideali di Slow Food: «Faremo tesoro di quanto detto stamattina al fine di elaborare insieme un modello di sviluppo che tenga conto di tutte le risorse del territorio. Perché le persone tornino ad abitare e a produrre nelle zone marginali, la priorità è adeguare le strutture e i servizi.

Il presidente di Slow Food Carlo Petrini, ha inviato un videomessaggio: «La costruzione di un’ipotesi di sostenibilità ambientale ed economica per l’Appennino è un’occasione straordinaria e deve diventare un esempio per vincere la crisi. Lavorare uniti ci rende più credibili».

Quattro le testimonianze che si sono avvicendate, molto diverse tra loro, sulla capacità di creare nuova economia. Jacopo Fo ha raccontato l’esperienza del suo agriturismo che negli anni è diventato fonte di lavoro e di progetti che riguardano anche le energie rinnovabili e la costruzione di case ecosostenibili. Luigi Bettin, ideatore del cammino Le vie di Francesco, ha sottolineato la crescita non solo economica dei paesi meno noti attraversati dal percorso. Franco Roman, che vicino a Venezia gestisce una fabbrica di start up all’interno di una serie di cascine che erano state abbandonate, ha proposto l’esportabilità dell’idea, nonché l’importanza di pubblicizzare le idee, i progetti e le professioni dell’Appennino attraverso i mezzi offerti dal digitale. Nel suo breve ma incisivo intervento, Silvana Crespi, produttrice del Presidio Slow Food della roveja, ha sostenuto «Noi siamo i migliori venditori del nostro territorio, dovrebbero ascoltarci di più».

In conclusione, il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese ha puntato l’attenzione sulle tante opportunità di lavoro che queste zone potrebbero offrire: migliaia di borghi da ristrutturare, strade da ripristinare, nuove tecnologie da implementare. Ha poi proseguito: «Chiamano “nicchie” le piccole realtà agroalimentari, eppure tutte insieme valgono più della Fiat e del suo indotto. Inoltre aiutano la manutenzione del territorio e ci tutelano dai rischi idrogeologici, eppure non hanno mai un titolo in prima pagina. Per questo il manifesto che oggi abbiamo presentato dev’essere portato a conoscenza dei media e del mondo politico, che certe cose sembrano non saperle. Così come sembra ignorarle il mondo bancario, che è restio a concedere prestiti a chi vuole avviare attività come quelle di cui abbiamo parlato oggi».

Ufficio Stampa Slow Food

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